SANTISSIMA TRINITA’
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,12-15)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
La Trinità divina informa la vita della Chiesa e di ogni suo figlio. Non si può comprendere quindi la comunità dei cristiani senza il mistero trinitario. Non c’è azione della Chiesa, infatti, che non inizi nel nome della Trinità, non si sviluppi grazie all’azione della Santissima Trinità e non termini con la benedizione della Trinità che ci porta fuori dal recinto sicuro della celebrazione per annunciare non una sorta di politeismo ma il Dio che è vita e amore, abbondantemente ricevuti nel mistero sacramentale, in particolare nella S.Eucaristia, e che siamo chiamati a testimoniare Quante volte abbiamo meditato l’espressione con cui San Giovanni sintetizza il cristianesimo: “Dio è amore” (I Gv 4,8. 16). Quanti sposi, per la celebrazione del loro matrimonio, scelgono questo brano, quasi come progetto della loro vita, forse ignari della sua portata, ma certamente illuminati dal Signore per formare una coppia, una famiglia cristiana quasi sacramento di Dio per la storia. Se Giovanni afferma che Dio è amore, ciò vuol dire che per noi la comprensione del suo mistero trinitario passa dalla comprensione dell’amore umano il quale, pur nella fragilità, è l’unica esperienza che ci è data che possa farci sentire Dio in noi e noi in Dio questo perché il nostro amore è come una scintilla dell’amore di Dio. L’uomo ama perché creato ad immagine e somiglianza di Dio (cf Gn 1,27); ama perché sua creatura; ama perché in questa fondamentale esperienza sperimenta, vive il suo essere sfraghizzato da Dio. Non ci può essere l’uomo veramente riuscito senza l’amore; non ci può essere un vero cristiano che non sia nell’amore; non c’è Chiesa corpo di Cristo, se non c’è l’amore non solo annunciato ma vissuto. L’essenza dell’amore umano, di quell’amore che realizza il desiderio di pienezza, di quell’amore che dà felicità è nostalgia di un qualcosa, meglio di un “Qualcuno” che appaga il desiderio di ogni cuore. Dice sant’Agostino: “Vides Trinitatem, si caritatem vides”. Ma di quale amore si parla? Di quell’amore che coinvolge tutto di sé, quasi con quella caratteristica di Dio che è l’infinito, l’eternità. Qual è infatti l’essenza dell’amore che chiamiamo veramente tale? È dare all’altro non sono qualcosa di sé. L’amore non è il gioco del “carpe diem” che svilisce la persona, ma il comunicare, nel dono, se stessi e nel dare se stessi. Donando ci si spoglia del proprio io. L’amore vero è amore oblativo che mentre dona se stesso trova il proprio compimento. Nell’amore il donante diventa una sola cosa con l’amato ma ciò non significa un assorbimento nell’altro. “Il mistero dell’amore consiste piuttosto nel fatto che, solo diventando una sola cosa con l’altro, noi diventiamo pienamente noi stessi e arriviamo alla nostra perfezione… Ciò non significa che il vero amore sia privo di distanze; rispetta l’alterità dell’altro… Il paradosso dell’amore consiste nel fatto di essere un’unità che include l’alterità e la distinzione” (Walter Kasper). Non è questo ciò che professiamo del mistero trinitario? Certo l’amore umano è solo una pallida immagine dell’amore di Dio, ma aiuta noi relazionarci con Lui, a credere in Lui amore in relazione nel dono di sé che è arrivato fino alla croce. Caratteristica dell’amore è l’essere per l’altro, ma anche nell’altro. Gesù stesso parla di inabitazione di lui nel Padre e del Padre in lui: ”Io sono nel Padre e il Padre è in me” (Gv 14,11), ma anche di Lui in noi e di noi in Lui: ” Se qualcuno mi ama conserverà la mia parola; e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23); “Rimanete in me e io in voi. Chi rimane in me e io in lui questi porta molto frutto” ( Gv 15,4.5). Siamo perciò uniti con il Padre e con il Figlio mediante la carità dello Spirito e tale unione ci fa essere pienamente noi stessi e inseriti nel mistero di Dio. Siamo abitati da Dio Padre, Figlio e Spirito Santo e abitiamo in Dio già ora, in attesa dell’essere tutti eternamente in lui. Questa inabitazione realizzata dallo Spirito Santo ci trasforma in esseri capaci di entrare sempre più nel rapporto del Figlio con il Padre, diventando noi stessi figli che attraverso il nostro vivere diveniamo “esegesi” del Dio invisibile, segni della fecondità dell’amore trinitario. E ciò non solo individualmente ma soprattutto come Chiesa che nascendo dall’oblazione della croce e il dono dello Spirito Santo vive costantemente nel rendimento di grazie alla Santissima trinità perché fatta “corpo di Cristo”. Insegna il Concilio Vaticano II nella LG,8: “Per una non debole analogia, quindi, è paragonata al mistero del Verbo incarnato. Infatti, come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a lui indissolubilmente unito, in modo non dissimile l’organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la visita, per la crescita del corpo (cf Ef 4,16)”. Possiamo chiamare la Chiesa creatura della Trinità perchè creata nell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e chiamata ad amare nel Padre, nel Figlio mediante lo Spirito ogni fratello e sorella perchè possano sentire la gioia dell’appartenenza e il desiderio di raggiungere la meta della propria definitiva realizzazione. Ringraziamo Dio Padre che attraverso Gesù suo Figlio ci ha rivelato il mistero della sua vita e attraverso lo Spirito Santo ci fa già essere in questa relazione unica di amore.
Don Pierino